Non eâ facile chiamare il bottom del mercato, non lo eâ mai stato. Questa volta eâ ancora piuâ difficile dato che esso dipende da un evento nuovo, esogeno e dalle caratteristiche mutanti: il Covid19.
Tuttavia, sul mercato Europeo si iniziano ad intravedere dei segnali di bottoming. Essi sono incoraggianti. Per questo ve li segnalo questa mattina.
Lâanalisi dei volumi mostra che la capitulation che ha caratterizzato la scorsa settimana e che ha portato lo stoxx 600 a toccare nuovi livelli di minimo il 16 di marzo, sembra aver compiuto gran parte del suo corso. Dal 16 marzo, ogni giornata di sell off eâ stata caratterizzata da volumi piuâ bassi, mentre abbiamo assistito a volumi in leggero rialzo sulle giornate in rialzo.
Il calo dei volumi nelle giornate di sell off eâ stato associato, poi, ad un calo della vola. Il Vstoxx index eâ calato notevolmente in questi giorni, passando da oltre 90 gli attuali 59.7. Tale calo denota un minore affanno degli operatori nel ricorrere al mercato delle opzioni per coprire il rischio di portafoglio.
Altro elemento da considerare eâ quello relativo al ribilanciamento dei portafogli. I fondi bilanciati, dopo il recente sell off, si trovano sovraesposti al mercato obbligazionario e sottopesati sul mercato azionario. Il calo del 30-35% di questa asset class ha ridotto fisiologicamente il peso nel portafoglio. Nel corso dei prossimi giorni-settimane potremmo assistere ad acquisti sul mercato azionario diretti a riportare i pesi al livello iniziale. Seppur il timing di tali acquisti eâ ancora incerto, la size eâ molto incoraggiante: un report emesso in questi giorni da JPMorgan parla di flussi potenziali per 850 miliardi di Euro.
E cosi, mentre sul mercato Europeo si intravedono i primi segnali di bottoming (che solo segnali sono e come tali vanno letti) sul mercato USA rischia di venire a mancare una componente di acquisto molto importante: i piani di buyback azionario.
Sappiamo quanto questi piani di buyback siano stati fondamentali nel sostenere il rally degli ultimi anni. Nel 2018 essi hanno generato acquisti per 806 miliardi di USD mentre nel 2019 i buy back sono stati pari a 729 miliardi di USD.
Nei primi mesi del 2020, abbiamo assistito ad un forte rallentamento di tale trend. A gennaio e febbraio i buyback hanno totalizzato 122 miliardi di USD, registrando un calo del 46% rispetto al medesimo periodo del 2020.
Ma non finisce qua. Nei prossimi mesi potremmo assistere ad un ulteriore contrazione: i motivi sono due, sia di tipo politico che economico.
Le ragioni economiche sono comprensibili. In un momento in cui le aziende fanno fatica a trovare cassa sufficiente per finanziare lâattivitaâ caratteristica, difficilmente la destinano per acquistare azioni proprie.
Le ragioni di tipo politico sono legate al fatto che difficilmente unâazienda che ha ricevuto un aiuto statale per fronteggiare questo momento di difficoltaâ possa usarlo per finanziare piani di buy back azionario. A tal proposito, il piano da 2 trillioni di USD che saraâ approvato allâhouse in USA prevede che le aziende che ricevono aiuto non possano procedere a piani di buy back fino ad un anno dopo la ricezione delle misure di stimolo. Lâimpatto potrebbe essere significativo per molte aziende. Le compagnie aeree, ad esempio, erano solite varare cospicui piani di buy back.
Stessa cosa vale per le banche dâaffari USA che hanno giaâ sospeso i propri piani di buyback azionario. Essi non verranno implementati nel secondo trimestre e rischiano di subire uno stop importante qualora le banche dovessero accedere agli aiuti di stato.
In sintesi, se da un lato il piano da 2 trillioni di USD varato dal governo e prossimo allâapprovazione definitiva (domani) daraâ una grossa mano a fronteggiare la crisi in atto, esso toglieraâ nel breve periodo un importante elemento di supporto alle quotazioni azionarie, elemento a cui i mercati si erano abituati da tempo.
Cosa ci attendiamo per oggi?
Oggi riteniamo sia probabile assistere ad una seduta di consolidamento. Gli indici in Europa si muoveranno in un range in attesa della pubblicazione dei dati macro sui jobless claim in USA.
Solitamente tale dato viene piuttosto ignorato dagli operatori. Nel contesto attuale, esso assume unâimportanza elevata in quanto eâ il primo indicatore della portata del rallentamento economico in atto e degli effetti di esso sul mercato del lavoro statunitense.
Nelle prossime settimane saranno i dati macro e quelli sulla diffusione del virus a dettare le sorti delle asset class rischiose, azioni in primis.