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Famiglia Ferragamo prova a mandare messaggio di stabilità dopo uscita di Gobbetti

La famiglia Ferragamo SFER ha cercato di rassicurare il gruppo sul proprio impegno in azienda, dopo l'inaspettato annuncio, lunedì, dell'uscita dell'AD Marco Gobbetti, dice una fonte a conoscenza della vicenda.

Ferragamo, da anni alle prese con un faticoso tentativo di rinnovamento del prodotto e rilancio delle vendite, è stata a lungo vista come una possibile preda.

Pur avendo sempre escluso ufficialmente l'opzione di una vendita, in passato la famiglia Ferragamo ha esplorato l'idea di ridurre la propria partecipazione, hanno riferito a suo tempo alcune fonti a Reuters.

In questo momento, secondo la fonte, la famiglia è concentrata a riportare stabilità nel gruppo in vista dell'uscita, il mese prossimo, di Gobbetti, a soli tre anni dalla sua nomina.

Una seconda fonte vicina alla vicenda ha confermato che la famiglia non sta valutando una cessione.

Durante il mandato di Gobbetti, i ricavi sono diminuiti di circa il 10% e il titolo ha perso oltre due terzi del valore; via via i rapporti tra i Ferragamo e l'ex AD di Burberry sono diventati più tesi per la mancanza di segnali forti di miglioramento, spigano due fonti.

A peggiorare la situazione, una difficoltà di comunicazione tra il manager e gli stakeholder, con i Ferragamo che sentivano di avere poca chiarezza sulle prospettive di rilancio, secondo le due fonti.

Alla richiesta di un commento, Gobbetti e Ferragamo hanno fatto riferimento al comunicato stampa di questa settimana sull'"accordo di risoluzione consensuale" dei rapporti di lavoro.

Nel 2022, Gobbetti aveva promesso una rapida inversione di tendenza, assicurando che avrebbe aumentato gli investimenti, rinnovato i negozi e attratto una clientela più giovane per raddoppiare i ricavi a quasi 2,3 miliardi di euro entro il 2026. L'anno scorso, però, le vendite sono scese dell'8,2% a 1,03 miliardi di euro.

La capitalizzazione di mercato del gruppo fiorentino è scesa a 1,2 miliardi di euro, con un andamento in borsa peggiore della media del settore europeo.

DIECI ANNI DI PIANI DI RILANCIO

Dopo essere stata penalizzata più di altri rivali nel periodo Covid per via di una maggiore esposizione alla Cina, Ferragamo non è riuscita a beneficiare del successivo rimbalzo della domanda, che ora sta vivendo una fase di rallentamento per tutto il settore.

"Avere un solo marchio e concentrarsi su un numero limitato di categorie di prodotto ha contribuito ad aggravare la crisi", ha detto Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia e Imprenditorialità presso la SDA Bocconi School of Management.

Ferragamo è impegnata in un tentavo di rilancio da quasi 10 anni, durante i quali altri due amministratori delegati hanno lasciato il gruppo.

Eraldo Poletto, nominato nel 2016 al posto dello storico AD Michele Norsa, si è dimesso nel 2018 dopo che il gruppo ha dichiarato di non poter rispettare gli obiettivi di medio termine.

Pochi mesi dopo è stata chiamata Micaela Le Divelec Lemmi, ma è rimasta in carica solo fino al 2021.

Durante ogni crisi, la famiglia si è rivolta a Michele Norsa come figura di fiducia per aiutare nella transizione. Questa volta non fa eccezione. Norsa entrerà in un comitato consultivo di cui faranno parte anche James Ferragamo e l'ex direttore generale Ernesto Greco con il compito di assistere il presidente Leonardo Ferragamo fino a quando non verrà trovato un nuovo amministratore delegato.

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