Mercati azionari piu’ cauti: attendono sviluppi dei negoziati russo-ucraini.
Petrolio in calo: verso un sostanziale rilascio di reserve Usa.
La salita dei rendimenti prende una pausa, ma il trend non si inverte.
Timori per un nuovo picco di inflazione a marzo in Europa e Usa.


Seduta di riflessione, quella di ieri, 30 marzo, per le maggiori Borse mondiali, reduci da 3 giorni di rialzi culminati nelle chiusure euforiche di martedi’ 28, quando quasi tutti gli indici azionari segnavano livelli superiori a quelli della vigilia dell’attacco all’Ucraina.

A raffreddare gli entusiasmi ci ha pensato il portavoce del Cremlino, precisando che le negoziazioni di Istambul di martedi’ scorso hanno prodotto progressi, ma non una vera svolta. Scetticismo anche sul parziale ritiro delle forze armate russe da Kijv e Chernihiv, che a qualcuno suona piu’ come riorganizzazione e riposizionamento che l’inizio di una vera e propria tregua.

La Borsa italiana (FtseMib) ha chiuso invariata, Parigi (Cac40) -0,74%, Francoforte (Dax40) -1,45%, e Madrid (Ibex35) -0,99%. Londra (Ftse100), riscattandosi dalla debolezza del giorno prima, è salita +0,55%. Piu’ cauta Wall Street, che dopo 4 giornate di rialzi, ha corretto su tutti gli indici: Dow Jones -0,19%, S&P 500 -0,63%, Nasdaq -1,21%.

Intanto, sia Usa che Unione Europea mettono a punto nuove sanzioni contro la Russia da implementare se non ci sara’ un rapido stop dell’offensiva militare Russia. In parallelo, fortunatamente, avanza anche l’iniziativa diplomatica e domani, 1’ aprile, dovrebbero riprendere i colloqui in presenza tra le delegazioni dei 2 Paesi coinvolti.

Resta caldo anche il fronte del reddito fisso, che si appresta a chiudere il trimestre peggiore da 15 anni: un allarme specifico l’ha innescato l'inversione della pendenza della curva dei rendimenti dei Governativi Usa, Treasury bonds, verificatasi Martedì 28, quando il rendimento della scadenza 2 anni ha superato quello dei decennali.

Il divario negativo, -3 bps, e’ minimo, ma significativo perche’ dagli anni ’60 in avanti, tale fenomeno ha spesso preceduto fasi economiche recessive.

Oggi, 31 marzo, la curva dei rendimenti ha ripristinato una ripidita’ consueta, ma resta estremamente piatta e induce a pensare che la FED (Banca Centrale Usa), debba agire energicamente (+50 bps) ed in fretta (riunione Fed del 4 maggio). Le aspettative implicite indicano rialzi cumulati di 250 bps da qui a fine anno.

L’economia Usa e’ alle prese con l’inflazione troppo alta, come recita il dato PCE (Personal Consumer Expenditures), +6,4%, nel 4’ trimestre, ma la crescita resta molto forte’.

Il GDP (Prodotto interno lordo) USA del 4’ trimestre 2021, col tasso annualizzato del +6,9%, avvicina le stime di +7,0%. Il suo +2,3% trimestre su trimestre concorre ad un risultato cumulato annuo di +5,7%, miglior dato dal 1984.

Anche il mercato del lavoro Usa gode di ottima salute: l'occupazione nel settore privato è aumentata a marzo piu’ delle attese: +455 mila nuovi occupati rispetto a febbraio, col dato di febbraio rivisto al rialzo da 475 a 486 mila. Attendiamo conferme positive dal report del Conference Board di domani, 1’ aprile.

Ieri, 30 marzo, ha visto la risalita del prezzo del petrolio, col WTI (greggio di riferimento Usa) segnare +3,8% a 108,2 Dollari/barile, complice il dato sulle scorte settimanali Usa, scese più delle attese. Il prezzo del gas naturale ad Amsterdam e’ a sua volta salito a 117 Euro/mwh, +8%. La Germania prepara un piano di emergenza ed e’ pronta a resistere alla richiesta del pagamento in Rubli del gas russo.

Sul mercato valutario, stabili le maggiori valute, con Euro, Dollaro e Yen: la maggior sopresa viene dal Rublo russo, in piena ripresa, ed ora tornato vicino ai livelli pre-attacco all’Ucraina, attorno a 81 verso Dollaro, lontanissimo dai minimi dello scorso 7 marzo oltre 139. In rialzo la Borsa di Mosca dove l'indice Moex, in rubli, ha chiuso a +4,3% (ore 12.00 CET).

Oggi, 31 marzo, fa una pausa la corsa al rialzo dei rendimenti obbligazionari, come evidenziano tutti i decennali di riferimento europei: quello del Bund scende a +0,58%, - 9bps, quello dell'Oat francese a +1,01%, -9bps, e quello del BTP italiano a +2,06%, -8bps. Lo spread BTP-Bund e’ stabile sotto 150 bps.

Stamattina, il prezzo del petrolio è in forte calo, sulla notizia di un imminente rilascio, stimato in circa 1 milioni di barili/giorno, di scorte strategiche di greggio Usa: il WTI perde -6,5% a 100,8 Dollari/barile (ore 13.15 CET).

Sulle chiusure delle Borse asiatiche ha pesato il deludente dato Pmi (Purchasing managers Index) cinese di marzo: PMI manifatturiero a 49,5 da 50,2, PMI servizi 48,4, da 51,6, entrambi sotto le attese. Il Nikkei giapponese ha perso -0,7%, + 5% nel mese di marzo, e -3,0% nel trimestre. Hong-Kong (Hang Seng), -0,8%, col trimestre a -2,9%.
CSI 300 di Shanghai&Shenzen e trimestre a -14,3%. Spicca, in positivo, l’ASX Australiano, +6,7% in marzo e +1% nel trimestre.

Le Borse europee perdono in media -0,4% a fine mattinata. Tra i futures di Wall Street, solo quello sul Nasdaq prelude ad un’apertura positiva, attorno a +0,3% (ore 13.00 CET).

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