L’attacco di Teheran a Israele, tramite il lancio di missili e droni, in ritorsione di quello Israeliano all’ambasciata iraniana di Damasco dello scorso primo aprile, al di là del fatto che non abbia provocato danni significativi, porta con sé il rischio insito di una escalation militare che nessuno vorrebbe (anche gli americani sembrano restii ad un allargamento del conflitto), ma che in pochi, per il momento, sembrano in grado di fermare concretamente.

Al di là delle parole di circostanza, e di parole a favore della pace, la questione mediorientale, insieme all’ormai dimenticata guerra Russia Ucraina, sembra onestamente, almeno per il momento, irrisolvibile, a meno di un accordo forte tra Cina e Usa (peraltro in tensione reciproca per l’affare Taiwan), per impedire un aggravamento della crisi, ma nessuna diplomazia occidentale, per ora, è riuscita a porre un freno a tale lenta ma costante escalation.

E sui mercati si cominciano ad intravedere dei segnali di paura, quella vera. Venerdì Wall Street ha chiuso in ribasso, con l'indice S&P 500 che ha registrato la sua giornata peggiore da gennaio, in calo dell'1,4%, il Dow Jones è crollato di 475 punti e il Nasdaq è scivolato dell'1,6%. Oltre alle tensioni esogene, anche gli utili delle principali banche hanno fortemente influenzato l’andamento dei listini. Le azioni bancarie hanno subito un duro colpo dopo che JPMorgan Chase, Wells Fargo e Citigroup hanno rivelato che gli alti tassi di interesse avevano avuto un impatto negativo sul loro reddito da interessi netti.

Le azioni di JPMorgan sono scese del 6,3% nonostante abbiano superato le aspettative sugli utili e sui ricavi, mentre quelle di Wells Fargo sono scese dello 0,3% su un calo dei profitti del 7% e quelle di Citigroup sono scese dell'1,6%. Anche BlackRock ha ceduto il 2,6% nonostante un aumento degli utili del 36%. I grandi player tecnologici come Microsoft (-1,4%), Nvidia (-2,7%), Alphabet (-1%) hanno chiuso in rosso. A livello di risultati settimanali, l'S&P 500 ha perso l'1,6%, il Dow il 2,4% e il Nasdaq lo 0,6%.

CINA, CALA L’EXPORT

Le esportazioni cinesi sono scese del 7,5% su base annua a 279,68 miliardi di dollari nel marzo del 2024, invertendo il trend rispetto alla crescita del 5,6% del mese precedente e peggiore delle previsioni di mercato che vedevano una discesa del 3%, evidenziando una ripresa disomogenea nel paese e speranze che la domanda globale continui a sostenere la crescita della seconda economia mondiale.

Nei primi tre mesi dell'anno, le esportazioni sono cresciute dell'1,5% su base annua raggiungendo 807,50 miliardi di dollari. Tra i partner commerciali, le esportazioni per il primo trimestre sono state nettamente inferiori verso i paesi dell’Unione Europea (-5,7%), Corea del Sud (-9,8%) e Australia (-8,9%) e si sono contratte in misura minore rispetto al Stati Uniti (-1,3%). UsdCnh che ha chiuso non lontano dai massimi mi periodo di 7.2810, con la Pboc che monitora continuamente i prezzi.

ORO ALLE STELLE

Venerdì l'oro ha superato i 2.410 dollari l'oncia, segnando un nuovo massimo storico e avanzando di circa il 3,4% nel corso della settimana, poiché la forte domanda di beni rifugio ha messo in ombra le preoccupazioni relative a un possibile ritardo nei tagli dei tassi di interesse da parte della Fed. Per la verità, dopo il test di 2.410, il prezzo ha poi chiuso quasi 80 dollari più basso a 2.344 dollari.

Gli investitori continuano ad acquistare oro, e l’esplosione delle tensioni mediorientali è la principale ragione di questo ultimo rialzo. Se poi dovesse esserci una escalation del conflitto, il metallo giallo potrebbe accelerare ulteriormente e l’area di 3000, che per molti è il prossimo obiettivo, potrebbe non rappresentare una chimera. Inoltre, l’oro ha continuato a beneficiare della forte domanda fisica in Cina, ma anche di acquisti da Turchia e Argentina, per combattere una inflazione galoppante.

VALUTE, OCCHIO AI GAP

Sotto attacco tutte le principali valute, con il dollaro che è salito imperterrito come asset rifugio, come è sempre accaduto durante l’aumento delle tensioni geopolitiche. EurUsd che dopo aver bucato facilmente quota 1.0690 00, sembrerebbe ora indirizzato a 1.0450 area, prossimo target significativo. Il Cable analogamente, ha rotto 1.2500 e ha accelerato verso 1.2450, puntando ora all’area compresa tra 1.2330 e 1.2370 target.

UsdJpy, per contro, è rimasto stabile vicino ai massimi di 153.20 anche se con l’aumento della tensione in Medio Oriente, venerdì abbiamo osservato un crollo dei cross come EurJpy, GbpJpy, che hanno spinto il UsdJpy al test di 152.60, anche se poi dai supporti si è tornati immediatamente a salire con i prezzi nuovamente a ridosso delle resistenze chiave a 153.40. La BoJ per ora rimane dietro le quinte, ma la sensazione che qualcuno di importante, venerdì scorso, impedisse il superamento di 153.40 area, è stata forte. UsdCad in ripresa con i prezzi nuovamente nelle vicinanze delle resistenze chiave di 1.3800. Franco svizzero invece sugli scudi con EurChf tornato a 0.9680, anche se poi venerdì è rimbalzato a 0.9730.

L’attenzione è massima anche perché questa notte, all’apertura di Tokyo, potremmo assistere ad aperture in gap a favore di dollaro, dopo l’attacco a Israele. Molto dipende da come si evolverà la situazione e per questo diventano importanti anche gli indici di rischio con il Vix che ha chiuso a 17.30 e l’indice fear and greed vicino all’area di paura.

สแนปชอต

DATI DELLA PROSSIMA SETTIMANA

Questa ottava sarà caratterizzata dalle trimestrali Usa. Inizia la stagione degli utili del primo trimestre e usciranno, a tal proposito, i risultati di grandi aziende come Goldman Sachs, Bank of America, J&J, Morgan Stanley, UnitedHealth Group, Blackstone, Taiwan Semiconductor Manufacturing, Netflix, American Express e P&G. Inoltre, l'attenzione degli investitori si concentrerà sui dati sulle vendite al dettaglio e sui discorsi dei funzionari della Federal Reserve, seguiti dai permessi di costruzione, dall'avvio di nuove costruzioni e dalle vendite di case esistenti.

In Cina, l’attenzione sarà rivolta al tasso di crescita del PIL del terzo trimestre, alla produzione industriale e alle vendite al dettaglio. Nel Regno Unito, i mercati seguiranno il tasso di inflazione, il tasso di disoccupazione e le vendite al dettaglio. Inoltre, verranno pubblicati i dati sull’inflazione per Canada, Nuova Zelanda, Sud Africa e Giappone. Infine, Giappone, India, Area Euro, Italia, Spagna e Svizzera rilasceranno i dati sul commercio estero, l'indicatore ZEW sul sentiment economico della Germania e i dati sul mercato del lavoro australiano.

Buon trading e buona settimana.

Saverio Berlinzani



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